venerdì 28 dicembre 2007

ricordi flash di un tempo lontano

Settembre 1943, avevo quasi 10 anni. Con tutta la famiglia e un ospite rifugiatosi in casa nostra a causa della guerra, eravamo di buona mattina andati in località " Fiori" a Vignola di Antrodoco (Ri) a "carpire" un campetto di ceci. L'atmosfera era gioiosa, la sera precedente mia padre tornando da Antrodoco aveva portato la notizia che era stato firmato l'armistizio, il che, ad una prima impressione doveva essere "la fine della guerra".
La giornata era bella e da quella posizione si dominava tutta la valle di Vignola; dalla galleria di "Madonna delle Grotte" sbucò una "Littorina" che noi ragazzi seguivamo sempre con piacere fino a che' non entrava nella galleria di Rocca di Corno. Fischiava ripetutamente senza apparente motivo, io o qualcun altro commentò: "anche la Littorina è contenta dell'armistizio".
L'ospite, Luigi Brandelli, era tornato dall'America e per ciò lo consideravamo uomo d'esperienza, con aria mesta commentò "c'è poco da stare allegri: adesso cominciano i guai". E i guai dopo qualche giorno sarebbero cominciati.
I soldati italiani a piedi e qualche volta con camion dell'esercito affollarono la strada che conduceva a L'Aquila e quindi al sud. Davanti alla nostra casa che era anche un negozio (e volendo trattoria) c'era dello spazio; spesso si fermavano a montare cucine improvvisate, ci cedevano coperte militari con cui furono fatti cappotti per tutti per affrontare l'inverno. Tanti soldati a piedi incolonnati marciavano verso casa per diversi giorni. Poi qualcosa cambiò. Ricordo che un giorno apparve in senso contrario alla marcia dei soldati italiani una camionetta di soldati tedeschi ben armati e con mitragliatrice ben piazzata in alto. Le due colonne di soldati come d'incanto scomparvero nel scarpate laterali e i tedeschi passarono indisturbati e padroni del campo.
Le marce verso casa dei soldati senza più un comando finirono quasi d'improvviso . Due soldati si fermarono a casa nostra. Uno era siciliano, Carmelo, l'altro non ricordo, forse calabrese.Salvatore? Forse. In cambio dell'ospitalità ci aiutavano come potevano. Carmelo faceva il sarto e ci cucì i cappotti con le coperte militari che avevamo ottenuto con un baratto dai soldati in ritirata.
L'autunno ormai era diventato rigido, spesso pioveva e faceva freddo: le pattuglie di tedeschi tra cui, ricordo bene, una moto con sidecar con un tedesco e un polacco che evidentemente tenevano i collegamenti, causa dell'inclemenza del tempo spesso pretendevano di entrare in casa nostra anche di notte.
Mio padre non si sentiva sicuro e decidemmo di andare a dormire in una casa di un vicino.
Non ottenendo risposta dopo qualche notte spararono alla serratura senza però riuscire entrare.
Penso che sia stato in quel periodo che i due della pattuglia con moto sidecar si rifugiarono in un casa sulla strada a "Valluta" qualche chilometro più avanti. La pattuglia spari e la moto anche.
Allora si diceva che il polacco aveva ucciso il tedesco gettandolo in una cisterna e poi si era dato alla latitanza. La moto fu nascosta sotto delle rocce vicino al fosso per non farla trovare e evitare rappresaglie. I Tedeschi girarono per giorni in cerca dei due perché non sapevano quello che anche io sapevo. Una pattuglia si inoltrò nella stradina pedonale, adesso abbandonata, che scendeva alla casa di Dario Tedeschini e poi proseguiva fino alle "case di Vignola", dove andavano a cercare altri polacchi disertori che si erano rifugiati nelle campagne degli "alluni". Il fatto lo ricordo bene perché era la prima volta che un mezzo meccanico si inoltrava in quella stradina fatta per muli e nemmeno per questi tanto agevole. Fu in quei giorni che due inglesi prigionieri fuggiaschi chiedevano aiuto per raggiungere al sud le loro linee. Mio padre arrotolò una di quelle carte geografiche con bastoni che si usano nelle scuole, la infilò sotto il cappotto e di notte andò in gran segreto nella casa di "Transi" perché i due potessero orientarsi e stabilire un percorso. I due erano probabilmente ufficiali che capirono subito e non se ne seppe più nulla. Dimenticavo di dire che la carta era l'unica esistente in zona e apparteneva alla scuola elementare "multi classe" che stava dentro la nostra abitazione. Le lezioni non erano mai cominciate.
I pericoli si moltiplicavano e la situazione era tale che mio padre prese la decisione di trasferire tutta la famiglia e ciò che potevamo trasportare a Catena, (foto in alto) più di mezz'ora di mulattiera a partire dal Santuario di Madonna delle Grotte..

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